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L’ansia può non essere un problema
L’ansia può non essere un problema
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Francesco Scarito
27/07/2023

L’ansia non è una malattia; è un’emozione e noi siamo programmati geneticamente a provarla. Non solo non esiste una persona che non abbia sperimentato l’ansia nella propria vita, ma è doveroso dire che essa ha anche un valore di protezione del Sé: segnala la presenza di un senso di pericolo e di insicurezza, stimolandoci a compiere azioni in nostra difesa. Il vissuto che l’accompagna è di spiacevolezza, incertezza e instabilità. Forse, per questo, è tra le più avversate fra le emozioni. Ha una propria componente fisica, spesso individuabile in una sensazione di tensione muscolare diffusa (per lo più, alla pancia e agli arti), nel battito cardiaco più accelerato o intenso, nella frequenza respiratoria alterata. Di frequente, queste esperienze somatiche ce ne indicano la presenza. Infine, come tutte le altre emozioni, ha un proprio picco e, una volta risolto il motivo che l’ha scatenata, l’ansia tende a sparire lasciando spazio ad altri vissuti esistenziali.

Per alcune persone, l’ansia può diventare un sentimento cronico, un peso esistenziale, tanto da generare sconforto e prostrazione. Imparare a comprendere cosa essa ci segnala, a quali bisogni si collega e come muoversi per soddisfarli è un importante aiuto verso la risoluzione e la liberazione dalla spiacevolezza e dal peso che l’ansia ci procura. Le motivazioni alla base dell’ansia non sono tutte uguali. Ma quante forme d’ansia ci sono? Definirle è l’obiettivo di questo e degli altri articoli che lo seguiranno.

Francesca, una donna sposata di trentacinque anni, venne in terapia perché era stanca di “preoccuparsi di tutto e per tutti”. Quando la conobbi mi disse subito “non appena risolvo un problema se ne presenta un altro, come se ci fosse un’infinità di cose di cui mi devo preoccupare e sono ormai stanca”. Continuò col dire che questa tendenza a preoccuparsi l’accompagnava sin da quando ne aveva memoria. Anche sua madre era stata una persona perennemente preoccupata. “Forse” mi disse “ho ereditato questa sua tendenza da lei”. Le spiegai che non esistono i geni della “preoccupazione” o, meglio, che i geni che ereditiamo non sono proprio così specifici.

Potremmo definire l’ansia provata da Francesca come generalizzata, da distinguere da altre forme come le fobie (per esempio degli insetti, degli spazi chiusi etc.) o gli attacchi di panico o l’ansia postraumatica. I sintomi del disturbo d’ansia generalizzato non sono acuti come in un attacco di panico. È presente piuttosto una disturbante sensazione che qualcosa non vada bene e che, da un momento all’altro, potrebbe accadere qualcosa di negativo. Due sono le componenti essenziali di questa forma di disagio: da una parte, troviamo sentimenti di costante tensione, l’insonnia e la tendenza a stressarsi facilmente; dall’altra, la tendenza ad essere costantemente preoccupati (rimuginazione), che può invece essere considerata come la strategia cognitiva che la persona adotta.

Un lavoro psicoterapeutico con persone che hanno questo tipo di sofferenza comporta il dover affrontare tutte le componenti che la determinano: fisiche, psicologiche e comportamentali. Se cominciamo dalla componente fisica, è il caso di dire che, spesso, si dimentica il ruolo dell’alimentazione. Una dieta inadeguata, specialmente povera di triptofano (contenuto ad alte dosi nel cioccolato, nel latte, nei formaggi e nello yogurt), l’aminoacido che il corpo utilizza per costruire la serotonina, determinerà una carenza di serotonina, un importante neurotrasmettitore che nel nostro cervello serve, tra l’altro, anche a regolare l’ansia. L’altra cosa che bisogna sapere è che la respirazione e la frequenza cardiaca sono interconnesse. È possibile inserire, in terapia, degli esercizi di meditazione mindfullness, ovverosia delle attività per sviluppare una piena consapevolezza del momento presente, o esercizi corporei o di yoga. Generalmente, un buon addestramento ad una respirazione profonda, a spostare l’attenzione al qui ed ora come avviene nella mindfullness, evitando il fenomeno del vagabondare dei pensieri e una postura rilassata possono indubbiamente apportare dei benefici nel calmare la mente. Alcune volte, occorre integrare con le altre strategie terapeutiche l’uso di farmaci ansiolitici. Questi farmaci, che devono esseri prescritte da un medico specialista, solitamente appartengono alla categoria delle benzodiazepine, che hanno come obiettivi alcuni particolari recettori del cervello (i cosiddetti GABA). Forniscono effetti che includono un allentamento della tensione e dell’ansia insieme ad una sensazione di sedazione.

Il problema principale, però, è che, di là da un uso medico controllato, danno un sollievo transitorio e i benefici tendono a diminuire molto rapidamente. I pazienti, nel tempo, sono costretti a prenderne dosi maggiori per avere sempre lo stesso effetto e, sicuramente, se quella farmacologica rimane l’unica strategia terapeutica, alla fine, da sola non risolve le cause dell’ansia.

Andando alle componenti psicologiche dell’ansia generalizzata, le persone che lottano contro questo disturbo, si trovano generalmente all’interno di un difficile circolo vizioso, provano difficoltà difronte a situazioni di incertezza e credono che esista un modo, attraverso la preoccupazione continua o l’evitamento, per  diminuire l’imprevedibilità. Molte delle situazioni della vita sono incerte. Più ci si preoccupa, più si è portati a farlo in un circolo che si autoalimenta mantenendo stabile l’ansia. Sono proprio tutti gli sforzi che si fanno per cercare rassicurazione o tese ad evitarle, che alimentano l’abitudine a preoccuparsi e provare ansia. C’è molto nella vita su cui non abbiamo un controllo.

In terapia, si impara a fare dei passaggi essenziali. Soprattutto, si impara a riconoscere e poi anche ad accettare i ‘sintomi dell’ansia’ come risposte fisiologiche di base del nostro organismo quando affrontiamo certe situazioni. In terapia si fa propria la necessità di sostituire un atteggiamento di evitamento con uno propositivo, più in sintonia con bisogni di forza, esplorazione ed armonia del proprio Sé.

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